Un'attività estrattiva condotta irregolarmente per decenni ha progressivamente prodotto un fronte di scavo che, oltre a costituire un indubbio
elemento di disturbo dal punto di vista paesaggistico, si è rivelato in precario equilibrio, e quindi pericoloso.
L'Ordinanza Comunale di messa in pristino, mirata a sanare tale situazione, ha reso necessario un approfondito studio per la messa in sicurezza
ed il ripristino dell'area.
Rilievi e analisi preliminari hanno evidenziato come il raggiungimento di tali obiettivi fosse possibile solo attraverso una
coltivazione mirata alla riprofilatura dell'attuale fronte e al ripristino delle condizioni paesaggistico-ambientali naturali.
Integrando le normali tecniche di ripresa aerea con un rilievo GPS di precisione è stata ottenuta una aerofotogrammetria di dettaglio che,
oltre a fornire una fedele rappresentazione dello stato di fatto, ha rappresentato il riferimento di tutti gli elaborati progettuali del nuovo scavo,
i cui dettagli sono stati costantemente valutati con riguardo all'intero contesto territoriale e non già, come si opera solitamente,
nel ristretto perimetro della proprietà.
Una volta stabilita, sotto lo squisito aspetto geotecnico, la "sezione tipo" in grado di soddisfare le necessarie verifiche
di stabilità, la geometria del nuovo fronte di scavo è stata sviluppata nelle tre dimensioni avendo cura, da un lato di osservare le varie fasce
di rispetto, dall'altro di ottenere un pieno reinserimento nella morfologia naturale delle aree circostanti.
Il versante interessato sarà così rimodellato fino a riprodurre il profilo naturale dei terreni limitrofi, mentre
i volumi che si prevede di prelevare nell'arco di tre anni di coltivazione, saranno il quantitativo minimo indispensabile per raggiungere lo scopo.
Questi ultimi sono stati calcolati analiticamente grazie ai DTM elaborati per ogni anno di coltivazione, materializzandone la reale distribuzione,
sia parziale che complessiva, con una rappresentazione tridimensionale ad elementi finiti.
Con le funzioni di surface analysis "cut/fill", si è operata una vera e propria sottrazione matematica fra le superfici del terreno,
così come saranno modificate progressivamente dall'attività estrattiva.
Una serie di prismi a base quadrata di lato 2.00 m, e dell'altezza pari alla differenza di quota topografica di ogni cella,
rappresentano i volumi che si prevede di scavare ogni anno.
Gli stessi DTM hanno inoltre permessso di rappresentare realisticamente l'avanzamento delle fasi di scavo e di ripristino nei 3 anni
di coltivazione.
Il rendering 3D con il drappeggio dell'ortofoto a colori permette di prefigurare al meglio sia la futura geometria del versante che l'impatto paesaggistico
delle fasi lavorative. Altrettanto efficace è la dimostrazione del livello di reinserimento dell'area di cava nel contesto territoriale.
Un'ultima elaborazione di grande utilità circa la valutazione dell'impatto paesaggistico ambientale dell'intervento è rappresentata dalla Carta della visibilità potenziale, ottenuta dalla funzione "viewshed" che permette di valutare sul DTM il grado di visibilità dell'area di cava dalle aree circostanti.
DAL 15.01.2010 IL PROGETTO ASPETTA DI ESSERE SOTTOPOSTO A VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÁ A V.I.A. PRESSO GLI UFFICI DEL DIPARTIMENTO POLITICHE DELL'AMBIENTE DELLA REGIONE CALABRIA.
LASCIAMO A VOI OGNI CONSIDERAZIONE.
Un'indagine idrogeologica finalizzata alla perforazione di un pozzo per potenziare gli
approvvigionamenti idropotabili della rete idrica comunale. Un lavoro che dimostra come, pur con
limitati mezzi a disposizione, se si ha voglia di lavorare,
è possibile ottenere ottimi risultati e grandi soddisfazioni.
Prevedendo anche l'assistenza alla perforazione ed al completamento, nonchè l'esecuzione
della prova di emungimento per determinare la portata d'esercizio, l'incarico (successivamente
esteso alla direzione lavori) si è articolato in due fasi distinte:
Dopo i sopralluoghi e le analisi preliminari si è delimitata l'area di studio, che alla fine ha
abbracciato anche una parte del territorio comunale di Limbadi. Il primo problema da risolvere
è stato quindi dotarsi di una base cartografica omogenea, integrando la Carta Tecnica
Comunale di Nicotera, alla scala 1:5.000, con la digitalizzazione della Carta Tecnica Regionale Casmez.
Su una superficie di ca. 9 km² sono stati censiti 17 pozzi, che hanno costituito una rete di misura
del livello piezometrico statico, e di temperatura, conducibilità elettrica
e pH, direttamente in campo, sui campioni prelevati.
Per ogni pozzo è stata compilata un'apposita scheda con le principali caratteristiche tecnico-costruttive
(misurate oppure ottenute da intervista ai proprietari) e la sua posizione plano-altimetrica.
Contestualmente alla campagna di misure è stato effettuato un celere rilievo geologico finalizzato
alla delimitazione delle formazioni litologicamente omogenee dal punto di vista idrogeologico.
Allo stesso tempo è stata inoltre rilevata tutta una serie di dati, riguardanti lo scenario antropico,
come i produttori reali o potenziali di inquinamento, o i potenziali ingestori, da integrare, in seguito,
nella carta della vulnerabilità.
Dall'elaborazione dei dati acquisiti nella fase di campagna è stata ottenuta una carta piezometrica,
che ha permesso di rappresentare, in quote assolute rispetto al livello del mare, la teorica geometria
della superficie freatica e di individuare quindi le principali linee di deflusso sotterraneo.
L'analisi della piezometria ha inoltre chiarito i rapporti esistenti fra l'acquifero di Piana Pugliesa
e quello che alimenta alcune delle sorgenti esistenti all'interno dell'area studiata.
Maggiori dettagli sulla dinamica dell'acquifero sono sati ottenuti dalle altre carte elaborate, come la
la carta delle isoconduttive o della conducibilità elettrica, che ha permesso di chiarire le interferenze
con il deflusso superficiale e di ricostruire, per grandi linee, l'andamento in sotterraneo delle varie formazioni
osservate in affioramento.
La carta della vulnerabilità all'inquinamento è stata ottenuta, secondo le metodologie più all'avanguardia, sovrapponendo
ad una valutazione della suscettività, da parte dell'acquifero, a ricevere e veicolare un potenziale
inquinante, lo scenario antropico già citato.
All'individuazione dei siti idonei alla perforazione si é arrivati con una valutazione globale
dell'insieme delle conoscenze acquisite, ma il primo parametro è stata la ricerca delle migliori
condizioni idrodinamiche, tenendo conto non solo della migliore collocazione rispetto
alle linee di flusso, ma anche della possibile interferenza con le altre captazioni.
Un peso fondamentale nel restringere il quadro delle aree di possibile escavazione
lo hanno avuto valutazioni di carattere ambientale. Oltre che del reale impatto antropico
e della qualità naturale delle acque, si è infatti tenuto conto del grado di protezione
dell'acquifero nei confronti di potenziali fenomeni di inquinamento.
L'ultimo criterio (naturalmente non in ordine di importanza) è stato dettato dal rispetto
delle distanze minime previste dall'art. 6 del D.P.R. 236/88.
Alla luce delle conoscenze acquisite sull'acquifero da intercettare, è stato possibile fornire
all'amministrazione comunale un dettagliato "schema tipo" per definire i particolari esecuitivi
del pozzo da realizzare.
Ad opera completata, una prova di emungimento di 72 ore ha permesso di definire con certezza
matematica una portata d'esercizio di ben 15 l/s, nonchè il raggio di influenza e l'area di salvaguardia.
In località Scarcio Colabrello, nell'area a monte del cimitero di Longobardi, nel Comune di Vibo Valentia,
il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), nella sua stesura originaria, aveva individuato una zona franosa
ed alcuni scorrimenti quiesecenti.
A tutti questi fenomeni era associata una pericolosità IP3, che rappresentava un limite per l’utilizzo urbanistico dell'area.
Per verificare l'effettiva pericolosità dei dissesti evidenziati dal P.A.I., è stato commissionato uno specifico
studio geomorfologico finalizzato alla valutazione ed alla zonazione della pericolosità e delle varie frane.
Seguendo i dettami delle Linee Guida emanate dall’A.B.R., lo studio è stato impostato, secondo uno schema abbastanza lineare che
è possibile schematizzare in tre differenti fasi:
La prima fase, ovvero la ricerca di fonti storiche e bibliografiche, nonchè di documenti tecnici presso le Amministrazioni
Pubbliche locali, come purtroppo è stato riscontarto in numerose altre occasioni, non hanno dato alcun esito.
La fase di approfondimento è stata avviata con l'analisi dell’assetto geomorfologico dell’intero versante mediante
la fotointerpretazione in stereoscopia e l’elaborazione, dalla carta tecnica comunale, di un Modello Digitale del Terreno di elevato dettaglio.
Il DTM, si è rivelato di particolare efficacia nella ridefinizione dei limiti delle frane.
La rappresetazione tridimensionale della superficie topografica è stata ancor più esaltata dalla sovrapposizione di una ortofoto a colori,
che ha contribuito ad evidenziare i lineamenti geomorfologici, al punto da rendere facilmente riconoscibile il vero perimetro
del movimento franoso principale (VIBO54).
L'impiego del GIS non si è limitato alla elaborazione del modello digitale del terreno, ma ha ha permesso di ottenere,
attraverso una metodologia semplice quanto efficace, la carta della instabilità potenziale, passando per la carta delle pendenze.
A queste analisi preliminari sono naturalmente seguiti i rilievi diretti sul terreno per una precisa definizione dei caratteri geologici,
geomorfologici ed idrogeologici dell'intera area, ed una approfondita campagna di indagini in sito, con sondaggi geognostici e prospezioni
geofisiche.
Nei fori dei vari sondaggi sono stati installati gli inclinometri necessari al monitoraggio di eventuali movimenti.
I sondaggi geognostici, con il prelievo di diversi campioni, hanno permesso di ottenere la parametrizzazione geotecnica necessaria
all'esecuzione di una serie di verifiche di stabilità di pendio.
La fase conclusiva dello studio, quella delle valutazioni di sintesi, sulla scorta dei dati e delle informazioni acquisite,
ha affrontato un'analisi critica delle "schede di frana" che ha dato organicità all'analisi finale dei singoli fenomeni.
Da tali valutazioni è infine scaturita una proposta di nuova perimetrazione, di ridefinizione della tipologia di movimento,
e del relativo livello di pericolosità di ciascuna frana:
VIBO54
VIBO55
VIBO55-1
La proposta di nuova classificazione è stata approvata dal Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino Regionale con deliberazione n° 90 del 16.12.2004.